30.4.08

A presto

Signore e signori, le trasmissioni s’interrompono temporaneamente causa un virus ferocissimo. (L’immagine è da intendersi quale augurio; in questo momento, non riesco a mandare giù neanche un buon vecchio cracker.)

Ci risentiamo la settimana prossima! Nel frattempo, vi invito a rivolgersi rivolgervi (avevo la febbre alta!) a destra, alla colonna Quello che conta, dove troverete delle letture appetitose (ouf, brutta parola).

28.4.08

L’inferno e no

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino
Foto da me scattata uno splendido pomeriggio di dicembre, in una bellissima città che per me, purtroppo, sarà sempre un po’ inferno.

Norma

Segnalo con piacere la splendida intervista dell’amico Pavolo al soprano Daniela Dessì, che affronta il ruolo di Norma per la prima volta proprio in questi giorni, al Teatro Comunale di Bologna. La prima sarà trasmessa in diretta da Radio3 il martedì 29 aprile alle 20,30 (ossia durante la giornata lavorativa per me, hélas).

La Dessì è un’artista seria, di spessore, che, purtroppo, ho avuto poca occasione di sentire dal vivo. Ma approffitto dell’evento per segnalarvi qualche brano della Norma disponibile presso goear—in primis, la “Casta diva” cantata dalla Callas nel 1949 e nel 1961.

Propongo pure un’interpretazione recente e assai controversa, quella di Cecilia Bartoli, presa dal suo disco dedicato alla Malibran. Quando l’ho intervistata lo scorso autunno, ho notato che diversi critici avevano trovato da ridire sul suo approccio, “cameristico” rispetto alla tradizione recente. Mi ha risposto con una certa stizza.
Il lavoro che abbiamo fatto su questo disco è legato agli autografi, al manoscritto—cioè sulla musica scritta da Bellini. L’autografo della Norma si trova a Roma, alla Biblioteca del Conservatorio. Questa è una preghiera, e le dinamiche di questa preghiera sono piano, pianissmo, sottovoce. E come la Norma è del signor Bellini e non è della “tradizione”, io, come interprete e soprattutto al servizio del compositore, non ho fatto altro che incidere questo brano con un’orchestra dell’epoca seguendo le dinamiche che Bellini ha scritto nella sua musica.
Le ho chiesto poi se avrebbe affrontato il personaggio in iscena.
Sì, una Norma non legata alla tradizione ma legata all’autografo. Le orchestra che suonavano la Norma all’epoca erano orchestre di 40, 45 musicisti. Sarebbe, diciamo, una Norma belcantistica e non una Norma wagneriana!
La “Casta diva” della Bartoli ha convinto pochi, ma io la trovo bellissima (dixit la più smancerosa delle orfanelle callasiane).

Ascoltiamola inviando un grosso in-bocca-al-lupo-m*rde-à-la-puissance-treize-ptui-ptui-ptui alla signora Dessì e buon ascolto a quelli che avranno la fortuna di sentirla!

Evvivano i vecchietti!

Domenica il vecchietto Superpippo Inzaghi ha segnato una tripletta. (Dùnadùn, hai preso nota?)

Entro venerdì alle 17,30 e domenica alle 19,45, l’ancor più vecchietta maliarda ha fatto due sedute di yoga, tre sedute aerobiche e due sedute in sala pesi (più addominali tutti i giorni, ça va sans dire). E questo, nonostante dolori lancinanti al cuore (in senso metaforico, beninteso) e una fitta nebbia d’abbattimento.

Non ditemi mai che sono sprovvista di grinta.

Notate bene: Pur essendo più vecchia di Superpippo, non somiglio (ancora) a Gollum.

25.4.08

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L’oroscopo della settimana del Leone (il mio ascendente). Dixit fratello Rob:
Esiste veramente il libero arbitrio o il nostro destino è determinato da forze che sfuggono al nostro controllo? T’invito, Leone, a riflettere su questa domanda da un altro punto di vista: forse alcuni individui hanno più libero arbitrio degli altri. Non perché hanno più soldi o una posizione sociale elevata. Ma perché se lo sono guadagnato eliminando i condizionamenti subiti durante la loro vita. Hanno seguito, cioè, il consiglio dello psicanalista Carl Jung: “Finché non ne prenderai coscienza, l’inconscio governerà la tua vita. E tu lo chiamerai destino”. Medita su queste frasi, Leone, perché stai entrando in una fase del tuo ciclo astrologico in cui potrai avere un maggior libero arbitrio.
In questo momento butto via quanto accumulato in un paio d’anni di depressione. Il lavoro mi obbliga ad affrontare emozioni, abitudini, fatti, realtà sgradevoli.

Allo stesso tempo, mi sento più leggera, meno impacciata. Voglio creare spazi per attività luminose, per essere un’amica più attenta e generosa, per dare e ricevere vero amore.

Se ve ne avanzano, vi chiedo delle buone onde. Sono agli inizi.

Cito inoltre dagli oroscopi Sagittario e Capricornuto: [Ti consiglio di] andare in un posto dove sta per arrivare la tempesta (!!!); È arrivato il momento di avviare un progetto coraggioso che sarebbe sembrato impossibile alla persona che eri un anno fa.

Qual è il vostro oroscopo?

A tutti, un fine settimana liberatorio e (guarda caso) una splendida fine di Pesach!

24.4.08

Senza parole

Foto da me scattata, dicembre scorso.

Rifiorire

Eccoti quanti giorni, quante notti,
quanto tempo da quando sei partito.
M’hai detto, questa volta, è l’ultimo viaggio,
per i nostri cuori dilaniati, è l’ultimo naufragio.
A primavera, vedrai, sarò di ritorno,
è un bel momento per parlarsi d’amor.
Andremo a vedere insieme i giardini rifioriti,
e andremo a zonzo per le strade di Parigi.

Di’, quando tornerai?
Di’, lo sai tu almeno
che tutto il tempo che passa
non si ricupera affatto,
che tutto il tempo perduto,
non si ricupera più?

La primavera se n’è già andata da un bel po’,
le foglie scricchiolano, il fuoco zampilla nel caminetto.
Vedendo Parigi sì bella in questo tardo autunno
subito m’illanguidisco, sogno, tremo,
traballo, mi capovolgo, e come un ritornello
vado, vengo, cambio rotta, mi giro, mi trascino.
L’immagine tua mi assilla, ti parlo basso basso,
ho il mal d’amore e il mal di te…

Ho un bell’amarti ancora, un bell’amarti sempre,
un bell’amare solo te, un bell’amarti d’amore,
se non capisci di dover tornare,
farò di noi due i miei più cari ricordi.
Riprenderò la mia strada, il mondo mi meraviglia,
andrò a scaldarmi sotto altro sole.
Non sono di quelle che muoiono di dolore,
non ho la virtù delle mogli dei marinai…


Martha Wainwright, ossia Sancta Martha, è la sorella minore di Sancta Rufola nostra. (C’è una sorellastra di nome Lucy Wainwright-Roche, bravissima pure lei.) Ho tradotto (insomma, siate indulgenti) una versione stampata del testo, che Sancta Martha altera leggermente.


Da non perdersi: L’interpretazione dell’autrice, l’immensa Barbara. Di Sancta Martha vi consiglio inoltre due classici statunitensi, “Stormy Weather” e “Someone to Watch Over Me”, e “Tower of Song” di Leonard-Cohen-padre-nostro.

Rispettare

Cos’è il rispetto per Lei?
La considerazione degli altri.

Lei tiene più a essere rispettata o amata?
Non credo a un amore senza rispetto.

Non è una parola equivoca: rispetto. Anche i prepotenti, i mafiosi insistono sul rispetto.
I mafiosi il rispetto te lo impongono con la paura. Ma quello non è rispetto, è ossequio e fifa. Mentre il rispetto che dico io nasce dalla volontà di conoscenza del diverso da sé, e dal riconoscimento dei valori altrui.
Dacia Maraini, Dizionarietto quotidiano

23.4.08

Felicità

Che tutti siano felici! Che tutti, forti o deboli, magri, grassi o normali, bassi, minuti o slanciati, quelli che vediamo e quelli che non vediamo, quelli che abitano vicino a noi e quelli che abitano lontano, quelli che già sono nati e quelli che nasceranno in futuro, che tutti, senza eccezione, siano felici.
Preghiera attribuita al Budda

Piovere

I don’t want to make it rain,
I just want to make it simple.
I don’t want to see the light,
I just want to see the flashlight.
I don’t want to know the answers
to any of your questions…
but I’ll settle for love,
yeah, I’ll settle for love.

Sancta Rufola, ora pro nobis. Amen.

22.4.08

Splendere

Fucilatemi pure: Non stravedo per il Pavarotti del dopo… 1972, su per giù. (Sì, l’ho visto e sentito dal vivo un bel mucchio di volte. Voici le hic.)

Ma l’incisione dell’Amico Fritz di Mascagni, del ’68, è roba da isola deserta. Eccovene un brano; ne troverete altri presso goear, offerti dall’insigne Alidoro.
O amore, o bella luce del core,
fiammella eterna che il mondo ha in sé.
Mesta carezza, lieto dolore,
la vita è in te!
Blanda è la luce che a notte scende,
sfolgora il sole possente ognor,
pure il tuo raggio su tutti splende,
luce del cor!
Oh! splendi, eterna limpida face!
Spanditi, o palpito generator!
Oh! canta, canta, l’inno di pace:
la vita è amor!

Uscire

Nel calendario civile sono del Sagittario, ma in quello ebraico del Capricorno. Dixit fratello Rob questa settimana a proposito dei Capricornuti:
“L’importante nella vita non è trovare un amore come quello di Romeo e Giulietta”, ha detto la poetessa Anne Sexton. “L’obiettivo principale è diventare noi stessi, lasciarci alle spalle i genitori e assumere una nostra identità”. Questo è sicuramente il tuo obiettivo, Capricorno. Sei a una svolta decisiva della tua vita. Dovrai fare una scelta netta: puoi rimanere nel comodo guscio che gli altri hanno costruito per te, anche se non è della tua misura, o uscire per diventare una versione di te stesso più ricca, più profonda e più completa.
Carina anche la versione della Juve. (Grandissimo Ciro!)

18.4.08

Chag Pesach Sameach

In ogni generazione ciascuno ha il dovere di considerarsi
come se egli stesso fosse uscito dall’Egitto.

Augurandovi un ottimo fine settimana e una stagione di liberazione e di miracoli.

Ci risentiamo la settimana prossima!

17.4.08

Appuntamento

Presentazione del libro L’indegnità a succedere di Roberto Corsi. Giovedì, 17 aprile alle 17,30 presso la Sala Bianca del residence La Contessina (via Faenza 71, FI).

Accorrete numerosi, acquistate il libro.

Poeta sopraffine, amico nobile e schietto, persona d’inestimabile valore, Roberto non vi deluderà.

Porno filato II

Malabrigo Lace (uruguaiano), colore Jaen. Con esso mi farò uno scialle Clapotis.

Presso la mia boutique di fiducia, c’era chi aspettava questo filato ben cinque mesi. Tutti (eh, sì, ci son pure maschietti) ne riferiscono meraviglie.

Io speriamo che me la cavo col modello (son tonta assai).

Sempre Malabrigo Lace, colore Holly Hock. Quasi sicuramente ne farò la Lace Ribbon Scarf della geniale Véronik Avery. (La prossima volta che andrò à Montréal la pedinerò, da groupie!)

Il colore è piuttosto insolito per me, ma in questo momento cerco di rompere le abitudini e di osare. Poi c’è frate Rob che mi consiglia di fiorire.

Filato Tonalita (italico), colore Chocolate Raspberry. Uno dei miei tre regalucci PIF: un collo morbido a onde.

PS Stasera, quando sono entrata nella boutique di filato, è spuntata puntualmente questa canzone. La proprietaria si è messa a strillare, “Ma lo sai che ho quasi 4.000 canzoni sull’iPod? Comincio ad inquietarmi!”

16.4.08

Que sont devenues les fleurs ?

Apprendrons nous un jour,
apprendrons nous jamais ?

Un nuovo pensierino per cercare di rincorare gli italici amici: la più bella versione in assoluto di questa meravigliosa canzone, interpretata dalla nostra Dalida, e una bellissima immagine di Catalina Estrada. (Eccovi anche un clip di Dalida.)

La canzone rimane, purtroppo, attualissima.

Ve lo chiedo bonariamente, pupazzotti gagliardi e pupazzotte leggiadre: Voi che siete talmente esterofili, che non riuscite a scrivere una frase senza imbottirla d’inutili anglicismi, che accogliete ansimanti qualsiasi lerciume (razzista, sessista, consumista) scaricato da Hollywood, siete contenti di avere un premier all’americana?

Pensavo di no.

Scusate, non era gentile da parte mia girare il coltello nella piaga. Ma pur essendo complicatissimo questo discorso, credo che l’una cosa porti (in parte) all’altra.

Dai, ascoltiamo Dalida, e pensiamo ad aprire un knit-café con microfono aperto serale (per gli amici poeti e musicisti), mostre (di fotografie, di quadri) e commestibili biologici della regione. Che ne dite?


15.4.08

Magra consolazione

So che, oggi, molti amici d’italica terra hanno bisogno d’allegria.

Vi offro dunque qualcosa di leggero, di mielato, di poco impegnativo.

Capisco. Per quanto possa valere, vi sono vicina. (Ho scelto il fiorellino perché va avec la canzone, e anche perché frate Rob questa settimana m’impone di fiorire.)

Anzi, fo di meglio—vi offro una grassa consolazione. Andate da Mauro, un altro amico genialoide, e maravigliatevi degli ultimi suoi capolavori. You’re welcome!

Vivamus

VIVAMUS mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum seueriorum
omnes unius aestimemus assis!
soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit breuis lux,
nox est perpetua una dormienda.

da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus inuidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.
Catullo

14.4.08

Come un albero fiorito

Ho nostalgia di Firenze. (Ho il diritto, poi, di parlare di nostos, perché io a Firenze ci ho vissuto.)

Mi mancano gli amici di Firenze (in particolare, le due A, i due F, G, M, R, S). Mi manca l’azzurro del cielo toscano. Mi manca l’asprezza di Firenze e dei tanti suoi rompiscàtole inconfondibili, in primis Dante, Machiavelli e la Fallaci. Mi mancano il pane sciocco, i fagioli bianchi, la zuppa di farro. Mi manca la gorgia; mi mancano Masaccio, Michelangelo e il mio quadro preferito.

Vi dispiace se dico una preghiera per tornarci? Secondo i nostri saggi, Nissan, il mese di Pesach, è un mese di miracoli (nissim), e dobbiamo chiedere con fiducia ciò che desideriamo.

Ascoltiamo l’amico Giuseppe Filianoti, peperoncino calabrese vivo e baldanzoso, in un’aria del Gianni Schicchi di Puccini: “Firenze è come un albero fiorito”.

Fiorire

Ecco la prima cosa che devi sapere sul tuo destino: “Tutto sta fiorendo nel modo più impulsivo. Se fossero voci invece di colori, ci sarebbe un chiasso incredibile nel cuore della notte”. Questo messaggio è del poeta Rainer Maria Rilke. Ti consiglio inoltre di ascoltare una seconda perla di saggezza, questa volta di Vladimir Nabokov: “Io e te non siamo forse dèi? Lascia che tutta la vita sia un grido incontrollato. Libera l’estasi della vita. Tutto è fiore. Tutto è volo. Tutto è urlo. Risata. Corsa”.
Ecco il mio oroscopo. Che sia vero. E il vostro?

Ho ripreso a praticare lo yoga.

Odio l’estate

Odio l’estate, che abbiamo gustata in anteprima dalle mie parti.

Odio il caldo, l’umidità, il sudore. Odio il languore e la pigrizia. Odio la solitudine (tanti miei amici se ne vanno in villeggiatura durante l’estate, io no). Amante dei piaceri propiziati dal buio, trovo stucchevole e banale l’abbondanza di luce.

Dell’estate amo la frutta, la verdura, i fiori, le bibite ghiacciate, l’aria climatizzata, il nuotare (che riesco a praticare poco, ahimé). E il béisbol!

Sono piuttosto d’accordo con la Callas, che avrebbe detto a proposito di sé stessa e dell’Onassis (cito da memoria, male, ma il senso è questo): “Esistono persone fonti di vitalità e di luce, che non abbiano bisogno della luce altrui”. Per gli altri, secondo me, esiste l’estate. Che se la tengano.

La canzone, da oltre un decennio, è di una certa portata. Il dolore quest’anno sarà di tutt’altra portata.
Estate,
sei calda come i baci che ho perduto,
sei piena di un amore che è passato,
che il cuore mio vorrebbe cancellare…

Tornerà un altro inverno,
cadranno mille pètali di rose,
la neve coprirà tutte le cose
e forse un po’ di pace tornerà.

11.4.08

Ballare, ridere

Noi dovremmo considerare perso ogni giorno nel quale non abbiamo ballato almeno una volta. E noi dovremmo chiamare falsa ogni verità quale non fu accompagnata da almeno una risata.
Fred Nietzsche

Augurandovi un fine settimana ricco di danze e d’allegria!

10.4.08

Resa

Tutte le settimane, passo una serata a tricottare assieme a delle splendide persone in una boutique di filato nei paraggi d’una grande università.

La proprietaria, molto cool, ha un iPod caricato di diverse migliaia di canzoni. Ma ogni volta che ci vado (e, a quanto pare, solo quando ci vado),  spunta la canzone che trovate qui sotto, l’unica che lei abbia di Sancta Rufola.

Che significa? Trattasi semplicemente della presenza protettrice della mia patrona? O corrisponde davvero ai miei desiri, ai miei bisogni?

Strano, perché questa, secondo me, esprime quanto bramo, mentre questa corrisponde al mio stato d’animo.

Mi arrendo. Svelo la canzone, pongo la domanda all’universo. Sancta Rufola, ora pro nobis.

9.4.08

Onda amara

Perdere il filo del tempo,
tastare il vento,
non avere più nulla da temere,
ma temere
che a qualsiasi momento
al filo dell’acqua
non ci sia più nulla da perdere.

Seguire l’onda amara,
imparare a vivere
a cielo coperto,
risolversi
a non avere più
riferimenti,
averne l’aria.

Fuggire in senso contrario
l’ultima opportunità
di avere cose da dire,
ma dire ciò che si pensa
farsi violenza
non avere più nulla da fuggire.

Fare finta di vedere il giorno,
il non-ritorno,
non sapere più cosa aspettarsi.
Keren Ann, L’onde amère

8.4.08

Baccanale

An old whore’s diet
gets me going in the morning.
Ain’t nothing like it,
gets me going in the morning

To say I love you
gets me going where I want to—
oh, gets me going,
oh, gets me going in the morning…

Hell, either here or hell will do,
either here or hell will employ you,
suicidal assistance.
An old whore’s diet…

Sancta Rufola ha offerto almeno due interpretazioni di questa canzone, il gran finale di Want Two, un album che inizia con un bellissimo Agnus Dei. È un po’ lo stesso percorso del Boss, versione Greetings from Asbury Park, NJ: “Blinded by the light” che sboccia in “It’s hard to be a saint in the city”.

Il bunny mandala pure è una cosa profondamente ambigua (seguendo il collegamento, lo vedete in versione gigantesca).

Così mi piace. (Ambiguo, voglio dire. Ma anche gigantesco, perché no.)

7.4.08

Sogno (edizione illimitata)

Sogno di abbracciare un amico vero,
che non voglia vendicarsi su di me
di un suo momento amaro.
Lucio Battisti

La noche en la isla

He dormido contigo
y al despertar, tu boca,
salida de tu sueño,
me dio el sabor de tierra,
de agua marina, de algas,
del fondo de tu vida,
y recibí tu beso
mojado por la aurora
como si me llegara
del mar que nos rodea.
Pablo Neruda

4.4.08

Tiergarten

Pioggia di primavera non è cattivo tempo.

Questa bellissima canzone, tutta Pet Sounds e languore, è stata avvelenata per me. Ma se voi la ascoltate con me, col cuore sincero, mi aiutate a risanarla.

Io non ho paura della pioggia. E voi?

Augurandovi un fine settimana tenero e raggiante!

2.4.08

L’angelo e la pazienza

L’amore va consumato va,
l’amore va accontentato va,
la voglia e l’innocenza
faranno come si può.
L’amore va trasudato va,
l’amore va comandato va,
l’angelo e la pazienza
s’accordano come si può.

Io non ti voglio parlare, parlare ma
fra le ginocchia salire.
Io non ti voglio sfiorare, sfiorare,
io ti voglio amare…

L’amore va consumato va,
l’amore raccomandato va,
la voglia e l’innocenza
faranno come si può.
L’amore va rispettato va,
l’amore va rammendato va,
l’angelo e la pazienza
s'accordano come si può.

Io non ti voglio parlare, parlare ma
fra le ginocchia salire.
Io non ti voglio sfiorare, sfiorare,
io ti voglio amare…
Una delle mie canzoni da isola deserta, da Macramé (1996) d’Ivano Fossati. Riporto le parole che in questo momento mi sembrano più importanti, ma tutta la canzone è un capolavoro.

PS Qualcuno sa spiegarmi “C’è una femmina in Buenos Aires con occhi che fan moneta”?

1.4.08

Benvenuto, aprile!

Marzo, com’è stato per voi?

Per me è stato bruttino. Una mia amica è morta; sono stata testimone impotente, a volte anche immobile, quasi sempre inutile, delle difficoltà di altri amici. Una certa ricorrenza mi ha lasciato spine nel cuore.

Marzo ha portato anche parecchie gioie, ma sono felice di dare il benvenuto ad aprile. Ohibò, frugando chez Wikiquote, mi sono accorta che gli Italiani diffidono assai d’aprile! Ma è il mese in cui sono nati diversi amici miei, e anche colui che ho amato più di qualsiasi altro uomo.

Eccoci un proverbio ottimista: Aprile fa il fiore e maggio gli dà il colore. Che facciamo nascere fiori bellissimi dai colori inopinati da scoprirsi il mese prossimo!

Ascoltiamo un capolavoro primaverile di Fossati (un autore che mi ha fatto scoprire, appunto, il tizio nato d’aprile).
Bella, che c’importa del mondo?
Verremo perdonati, te lo dico io,
da un bacio sulla bocca un giorno o l’altro.

Ti sembra tutto visto, tutto già fatto,
tutto quell’avvenire già avvenuto
scritto, corretto e interpretato
da altri meglio che da te.

Bella, non ho mica vent’anni—
ne ho molti di meno
e questo vuol dire (capirai)
responsabilità. Perciò…

Volami addosso se questo è un valzer,
volami addosso qualunque cosa sia,
abbraccia la mia giacca sotto il glicine.
e fammi correre,
inciampa piuttosto che tacere
e domanda piuttosto che aspettare.

Stancami e parlami, abbracciami,
guarda dietro le mie spalle,
poi racconta e spiegami
tutto questo tempo nuovo
che arriva con te.

Mi vedi pulito pettinato.
ho proprio l’aria di un campo rifiorito,
e tu sei il genio scaltro della bellezza
che il tempo non sfiora.
Ah, eccolo il quadro dei due vecchi pazzi
sul ciglio del prato di cicale
con l’orchestra che suona fili d’erba
e fisarmoniche (ti dico).

Bella, che c’importa del mondo?

Stancami e parlami, abbracciami,
fruga dentro le mie tasche,
poi perdonami, sorridi,
guarda questo tempo che arriva con te,
guarda quanto tempo arriva con te…

PS Il coniglio è della genialoide Catalina Estrada. Questo, invece, è il messaggio che sfoggio sulle mutande.