29.2.08

Ave Maria

Non so, forse non saprò mai, se questa bèla Madunina mi abbia protetta o punita. So che, muta ma splendida nel buio pece, mi consolava mentre la contemplavo da quella stanza fredda e vuota, dov’era l’unica presenza amica per me.

Sono salita per salutarla due volte. Le ho chiesto di aiutare la sor della sor; le ho chiesto salute, felicità, amore e abbondanza per chi me l’ha fatta conoscere, sua madre e i loro cari. In un primo momento, le ho chiesto pure qualcos’altro.

Ora le chiedo di proteggere tutti i miei amici e che ci porti insieme a vedere la sua collega Madunina a Milano, dopo aver festeggiato il Sant’Ambrogio col caro Don Peppino, e prima di festeggiare il compleanno del genitore di Lorenzo. E le dico grazie, perché so di sicuro che ha aiutato la sor della sor.


Buon compleanno, maestro!

Gioacchino Rossini nacque il 29 febbraio 1792 a Pesaro. Secondo questa fonte (vedete ultimo paragrafo), il maestro compie oggi i suoi 52 anni.

Si porta benino per un uomo di mezza età, non vi pare?

Ricordiamolo con un brano dello Stabat mater cantato dall’insigne Juan Diego Flórez.


28.2.08

Baise m’encor

Baise m’encor, rebaise moy et baise.
Donne m’en un de tes plus savoureus,
Donne m’en un de tes plus amoureus :
Je t’en rendray quatre plus chaus que braise.

Las, te plains-tu ? ça que ce doux mal j’apaise,
En t’en donnant dix autres doucereus.
Ainsi meslans nos baisers tant heureus,
Jouissons nous l’un de l’autre à notre aise.

Lors double vie à chacun en suivra.
Chacun en soy et son ami vivra.
Permets m’Amour penser quelque folie :

Tousjours suis mal, vivant discrettement
Et ne me puis donner contentement,
Si hors de moy ne fay quelque saillie.

Merci à Papageno.

27.2.08

Sogno II

Nel sogno era venuto qui, a casa mia, e stava guardando i miei libri. Si è accorto che avevo letto un libro di cui mi aveva parlato non nell’originale (la sua lingua) ma in una traduzione italiana. Mi ha detto con disdegno, “Mah, sei proprio una provincialotta borghese, te”. Mi sentivo ferita ma allo stesso tempo, sapevo che non era vero.

(Mo’ vi spiego qualche ironia del sogno. Lui non ha neanche un passaporto. Non è mai stato incuriosito dalla mia città o dal mio paese. Pur essendo consumatore bulimico di telefilm in versione originale, non è capace di leggere un libro scritto in qualsiasi lingua straniera—e, peggio, non ambisce poterlo fare. È uno che non voleva che guardassi i suoi libri ed i suoi dischi ma che tiene nel water quantità impressionanti di libri, giocattoli e pupazzi—per le lunghe ore che passa là dentro, che ne sacc’io.)

PS Dicono che non sia possibile, ma sogno in tre lingue. Mi càpita pure nei sogni di sentire squarci di tedesco e di “russo” (che non conosco, però, quindi dev’essere del non-senso).

Un’altra vita

Ma un’altra vita verrà,
e un’altra vita sarà,
oltre le lune e gli uragani
e le tue mani sopra le mie mani…



26.2.08

Sogno

L’ho sognato. Cioè, ho sognato di scrivergli una cartolina, la stessa, bellissima, che ho spedita ieri a una manciata d’amici del cuore. (È un’espressione che adoperava molto, in italiano: amico del cuore. Ironia della sorte.)

Ma la parte conscia della mia mente ha fatto capolino, facendo valere: Tu non gli manderai più cartoline. Non è innamorato di te; anzi, ti disprezza, ti ha buttata via, te l’ha detto compiaciuto e senza complimenti.

E già prima di svegliarmi sentivo quella vertigine (al cuore e in tutto il mio essere) che non mi abbandona più. Ci ho messo un buon quarto d’ora per poter alzarmi dal letto.