L’altra sera ho visto Ne le dis à personne di Guillaume Canet, un film che consiglio vivamente a tutti. Uscito nel 2006, strapremiato in Francia, arriva dalle nostri parti (xenofobiche, provinciali) solo ora.
But I digress…
Ne le dis à personne si rifà sotto certi aspetti alla Donna che visse due volte di Hitchcock, il film che amo di più dopo Il gattopardo. È alquanto arzigogolato, meno stupefacente di Caché (tirato in ballo da diversi critici nostrani), ma si distingue per la bravura dei suoi attori (in particolare François Clouzet, François Berléand e Gilles Lellouche), per la mancanza di esplosioni e fatuità simili e per la cinematografia splendida di Christophe Offenstein.
Canet adopera in modo devastante “Lilac Wine” nell’interpretazione di Jeff Buckley. Nel buio pesto, immersa nella voce del povero Buckley, sono stata di nuovo travolta dalla bellezza allucinante di questo brano. (Tra parentesi: Cavolo, quanto mi mancano Parigi e la lingua francese. Hélas.)
Rivedrò il film per rituffarmi in questo canto sublime.
But I digress…
Ne le dis à personne si rifà sotto certi aspetti alla Donna che visse due volte di Hitchcock, il film che amo di più dopo Il gattopardo. È alquanto arzigogolato, meno stupefacente di Caché (tirato in ballo da diversi critici nostrani), ma si distingue per la bravura dei suoi attori (in particolare François Clouzet, François Berléand e Gilles Lellouche), per la mancanza di esplosioni e fatuità simili e per la cinematografia splendida di Christophe Offenstein.
Canet adopera in modo devastante “Lilac Wine” nell’interpretazione di Jeff Buckley. Nel buio pesto, immersa nella voce del povero Buckley, sono stata di nuovo travolta dalla bellezza allucinante di questo brano. (Tra parentesi: Cavolo, quanto mi mancano Parigi e la lingua francese. Hélas.)
Rivedrò il film per rituffarmi in questo canto sublime.
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