Non sono una purista della lingua, mi scrive un’amica intelligente e simpatica. Mi piacciono molto le contaminazioni, gli imbastardimenti, le evoluzioni!
Già. Non c’è e non può esserci purismo linguistico in nessuna lingua.
Già. Non c’è e non può esserci purismo linguistico in nessuna lingua.
Ma vi chiedo: Perché, in italiano, quasi tutte le contaminazioni sono a senso unico?
Cito dal Dizionarietto quotidiano (1997) di Dacia Maraini, un vocabolario delizioso a forma di dialogo.
Io la penso più o meno come la Maraini. E voi?
Cito dal Dizionarietto quotidiano (1997) di Dacia Maraini, un vocabolario delizioso a forma di dialogo.
Che cosa le dice la parola humor?Altrove, la Maraini osserva:
Che ne abbiamo una italiana, umorismo.
Lei è contro la parole straniere?
Dò la precedenza a quelle italiane, se c’è l’equivalente naturalmente, altrimenti va bene quella straniera. Ma l’uso che si fa normalmente delle parole straniere è ridicolo e dimostra un servismo linguistico poco dignitoso.
Ormai l’italiano è infarcito di parole straniere, soprattutto inglesi, e questa è certamente una malattia del linguaggio. Se veramente vogliamo appropriarci di un’altra lingua, allora facciamolo, e facciamolo parlandola bene. Invece non si parla l’inglese in Italia, ma si introducono continuamente nell’italiano parole straniere di cui non si conoscono nemmeno il significato e l’origine. Questa è una grande debolezza linguistica…Ammetto che c’è chi s’imbestialiva, dicendomi Tu sei una purista. La cosa non mi sembrava tanto grave—la prova, forse, del mio purismo. Boh. Di recente, mi è stato detto con disprezzo, Tu sei una pura, ma per questo intendo Non sei una carogna vacua e snervata come me, quindi non posso che concordare.
Lo sottolineo perché quando faccio i miei seminari e chiedo che cosa leggono, l’80% dei presenti dichiara di leggere solo traduzioni di libri stranieri, non leggono italiani, non sanno cosa siano i classici italiani. Questo è grave, e c’è di mezzo anche la responsabilità delle nostre scuole, che costringono a certe letture, senza farne capire il valore profondo.
Io la penso più o meno come la Maraini. E voi?
4 commenti:
L'autarchia non porta da nessuna parte, neanche nella scrittura.
L'importante è usare i termini stranieri in modo corretto e non abusarne per fare sfoggio di una cultura che spesso non c'è o, peggio, è mutuata da Google.
E poi, comunque, dipende dal contesto e dall'argomento, almeno così pare a me.
Sono peggio le citazioni latine sbagliate, ad esempio, quelle sì che mi danno davvero fastidio.
Ciao!
Naturalemnte la penso anche io come la Maraini. Il problema dell'Italia, almeno a mio modesto parere, è che sia un paese troppo esterofilo. La lingua italiana, a detta di tanti stranieri è una delle più difficili da imparare ma allora perchè, noi che la parliamo, dobbiamo riempirci la bocca di termini che appartengono ad un'altra lingua?
Sono una terrona, vengo dalla Basilicata, terra che odio e amo con tutta me stessa. Il mio dialetto è fatto di latino (mò = mox = adesso), greco (naca = culla = nàke), francese (vitt = presto = vite), spagnolo (sparatrap = cerotto = esparadrapo), anche arabo (zirro = contenitore per l'olio = zir). Sicuramente ora il mio dialetto, come l'italiano, si è imbastardito con un inglese tecnico.
Ogni conquistatore ci ha lasciato un'eredità.. linguistica-culturale-artistica...anche gastronomica!
Siamo stati però conquistatori a nostra volta, ed il lessico musicale è tutto nostro!
Dimenticavo una parola molto bella e musicale : sciuscià!
Bacioni!
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